Storia di Hicham Mehssen

dal Libano all’Italia

 

“Mi chiamo Hicham Mehssen

Sono nato in Libano da padre palestinese e madre libanese. Per informazione, le madri non danno ai figli la cittadinanza libanese. Sono nato nel sud Libano in una bella città si chiama SOUR (Tiro), però purtroppo la situazione non è mai stata bella o buona.

Sono anche sposato e ho due figli, che sono la ragione per cui ho cambiato tutta la mia vita e la mia prospettiva.

Il problema dei rifugiati palestinesi è unico, complesso e significativo: i 12 campi profughi ufficiali sono rimasti per lo più invariati dal 1948, nonostante la crescita sostanziale della popolazione dei campi. Più di 72 professioni sono proibite ai palestinesi, tra cui: commercialisti, medici, avvocati, farmacisti, ingegneri…..etc.  

Sono stato fortunato a trovare un lavoro in un’organizzazione internazionale, iniziato dopo aver finito la mia laurea all’università, e ho lavorato per 15 anni senza un vero contratto che mi garantisse il futuro. Nonostante questo, non ho mai pensato di lasciare il Libano. Più tardi, ho avuto dei figli e sono stato testimone in profondità della vita delle famiglie palestinesi e delle nuove generazioni. Nasciamo e moriamo senza sogni e speranze nel mezzo.

Questo è il primo motivo che mi ha spinto a pensare di partire. Il motivo diretto è la sicurezza mia e della mia famiglia. Senza entrare nei dettagli, il mio lavoro consisteva nell’aiutare le donne e soprattutto i bambini in conflitto con la legge e i gruppi armati. Ho affrontato molti problemi di sicurezza e interrogatori a causa delle attività che stavo svolgendo con questi individui della società, ma non ho ricevuto alcun supporto di protezione.

Nell’ottobre 2022 sono riuscito a ottenere un visto per la Spagna, ho lasciato il Libano, i miei figli, la mia famiglia e i miei amici per iniziare una vita più sicura per i miei figli. Pensavo al loro futuro e ai loro sogni piuttosto che ai miei. Dalla Spagna sono riuscito a raggiungere l’Italia e il nuovo viaggio è iniziato.

Dopo alcuni mesi di permanenza a Verona, le cose non andavano bene per quanto riguarda i documenti e altri aspetti della vita. Un’associazione mi ha messo in un campo isolato dalla città, in alta montagna. Non c’è niente di vicino, prima era un campo della NATO. L’ho lasciato perché ero venuto in Italia per avere una nuova vita migliore e confrontarmi con la cultura e la società, non per essere buttato via e isolato in una foresta.  Pochi mesi dopo sono arrivato a Torino dove ci sono alcuni amici. Per caso ho visto un’associazione chiamata Paìs e mi sono avvicinato per avere lezioni di italiano. Da qui in poi la vita in Italia ha cominciato a migliorare.

Con l’aiuto di Paìs e dell’Ufficio Pastorale Migranti, ho ottenuto la documentazione e l’assistenza abitativa. Mi hanno anche aiutato con il ricongiungimento familiare e per fortuna è stato molto veloce. Il motivo principale per cui è stato veloce è la guerra in Libano e in particolare la mia famiglia vive nel sud del Libano e sta affrontando molti pericoli se continua a rimanere lì.

Ora sto aspettando una nuova vita con mia moglie e i miei due figli  e spero che possano sognare qui.”

Hicham Mehssen

English version

 

“My name is Hicham Mehssen

I was born a Palestinian refugee in Lebanon from a Palestinian father and a Lebanese mother. Just for information, mothers don’t give her children Lebanese citizenship. I was born in South Lebanon in a beautiful city called SOUR (Tyro) but unfortunately the situation was never beautiful or good.

I am also married and have two sons, whom are the reason why I changed all my life and perspective.

The Palestinian refugee problem is uniquely complex and significant. There are  12 official Palestinian refugee camps has remained mostly unchanged since 1948, despite substantial growth in camp populations. Severe restrictions on their right to work and their rights at work prevent Palestinians from improving their lives. More than 72 professions are prohibited to Palestinian including: accountants, doctors, lawyers, pharmacists, engineers…..etc.

I was lucky to find a job in an international organization. I started after I finished my degree in university directly and worked for 15 years without a proper contract that secures my future. Even with this I never thought of leaving Lebanon. Later on, I had children and I was witnessing in depth the life of Palestinian families and new generation.

We are born and we die without dreams and hope in between.

This was the first trigger of me thinking to leave. The direct reason is the security of me and my family. Without going into much details, my job was empowering women and especially children in conflict with law and armed groups. I faced a lot of security problems and interrogations due to researches I was doing with these individuals of the society, however no support of protection received.

In October 2022, I was able to get a visa to Spain, I left Lebanon, I left my children, family and friends to start a safer life for my children later. I was thinking of their future and dreams rather than mine. I managed to reach Italy from Spain and the new journey began.

I went to Verona first following an advice of some friends. After few months in Verona, things didn’t go well regarding documentations and other aspects of life. An association there put me in a camp which is so isolated from the city high in the mountains. Nothing close to it, it was a NATO camp before. I left it because I came to Italy to have a new better life and engage with the culture and society, not be thrown away and isolated in a forest. Few months later I arrived in Torino where are some friends here. By chance I saw an association named PAIS and I approached it to have Italian lessons. From here on, life in Italy began to improve.

With the help of PAIS and Ufficio Pastorale Migranti, I received documentation and residential assistance. They also helped me with family reunion and thankfully it was very fast. The main reason that it was fast is the war in Lebanon and especially my family lives in South Lebanon and facing a lot of danger if they continue to be there.

Now waiting for a new life with my wife and two sons in Italy and I hope that my children are able to dream here.”

Hicham Mehssen

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