intervista a Raiaan Dobosh, scritta e reinterpretata da Dalia Bunicontra

INTERVISTA A RAIAAN DOBOSH

Scritta e reinterpretata da Dalia Bunicontra

Storia di Raiaan Dobosh, un destino inaspettato

Mi chiamo Raiaan Dobosh, sono siriana, vivo in Italia dal 2015 e mai avrei immaginato nella mia vita ‘’precedente’’ che la ristorazione sarebbe stata il mio destino.

La mia storia parte da due luoghi molto lontani da qui, e che mai avrei pensato di lasciare, la Siria, territorio da me tanto amato per avermi regalato soddisfazione nel lavoro e il Libano, dove lavorava mio padre e dove io ho conseguito la laurea in economia.

In Siria ho sposato l’uomo che mi ha regalato quattro splendidi figli, tre femmine e un maschio, così subito dopo la laurea non iniziai a lavorare per dedicarmi totalmente a loro. Mio marito, invece, essendo madrelingua italiana, lavorava come guida turistica per gli italiani.

Quando i miei figli sono diventati più grandi ho iniziato a lavorare, ho aperto un negozio di oggettistica e idee regalo in cui vendevo davvero di tutto, dai vasi per i fiori alla bigiotteria. Tutti i prodotti li acquistavo all’ingrosso in Libano, mi recavo sul posto e poi tornavo indietro in Siria.

Il negozio fu un gran successo e di questo ne ero felice e soddisfatta.

Con molta franchezza però, posso affermare che nonostante il grande successo seguii una delle mie passioni e così iniziai a lavorare per un’agenzia araba come guida turistica e affittai il negozio ad altre persone.

Continuai a svolgere questo lavoro con molta dedizione fino a quando scoppiò la guerra in Siria così, nuovamente, cambiai lavoro essendo che non ci fu più turismo, e iniziai a lavorare come istruttrice presso un’autoscuola. Questo lavoro mi appassionava e se posso essere sincera ero anche molto brava a svolgerlo, tanto che decisi di aprire un’autoscuola tutta mia. Quando decisi di fare questo passo ero consapevole di aver bisogno di due cose: di un locale dove insegnare e di una macchina.

Possedevo una sola macchina a cambio automatico ma… diciamocela tutta: non si può insegnare a qualcuno a guidare con una macchina così per cui decisi di venderla e di acquistarne una nuova.

Quanto al locale, ricordate il negozio di oggettistica che affittavo? Ecco, decisi di utilizzare quello per avviare la mia scuola.

Bene, era fatta! Avevo la mia autoscuola. Ero felice e per un periodo considerevolmente buono svolsi in tutta serenità questo lavoro.

Purtroppo, però, con l’infittirsi della guerra in Siria il turismo diventò sempre più un ricordo lontano e così mio marito perse il lavoro. Era ora di lasciare la Siria.

Da qui iniziò una nuova vita.

Il primo a trasferirsi fu mio marito, venne a Torino chiese e ottenne asilo politico e successivamente fece richiesta di ricongiungimento familiare, così io e i miei figli siamo arrivati in Italia per iniziare una vita tutti insieme lontani dalla guerra.

Ad essere sincera, il primo periodo dopo essermi trasferita fu davvero difficile. Dovetti lasciare tutto ciò che avevo.

Mi sembrava difficile vivere in un posto in cui non conoscevo la lingua e non conoscevo nessuno; avevo paura di dover ricominciare senza sapere come e da dove farlo.

Tutto ciò portava con sé la tristezza.

La tristezza di sentirmi sola, la tristezza di guardare il passato e vedere una vita ben avviata con tutti i miei obiettivi raggiunti che non c’era più. Non nascondo che questi sentimenti per un periodo mi hanno travolta e così non avevo voglia di rimettermi in gioco, di iniziare una nuova vita.

Perché, sapete… non è facile lasciare alle spalle una vita tutto sommato serena e trovarsi catapultata in una vita fatta di nulla, niente.

Questo periodo durò un po’, quel poco da farmi decidere di rialzarmi e ricominciare.

Sì! Ricominciare.

Avete mai provato quella sensazione in cui, da madri, sentite che a tutti i costi dovete prendere in mano la situazione e rialzarvi per il bene dei vostri figli? Ecco, sono stata travolta esattamente da questa sensazione. Dentro di me ho provato un sentimento fortissimo d’amore nei loro confronti tanto da spingermi a ripetermi, nonostante le difficoltà, di dovercela mettere tutta per ripartire perché loro avevano bisogno di me, loro avevano bisogno della loro mamma. Dovevo assicurarmi che la loro vita da quel momento in avanti fosse serena, tranquilla e dovevo assicurare, con tutte le mie forze, ad ognuno di loro un futuro.

Mi rimboccai le maniche e iniziai il mio cammino.

Cosa feci per prima cosa?

Assieme a mio marito decidemmo di andare all’Ufficio Stranieri che ci accolse prestandoci aiuto e presentandoci la grande rete di associazioni di cui dispone la città di Torino; per noi le associazioni sono state il primo trampolino per raggiungere poi quello che per me sarebbe divenuto il mio desiderio, obiettivo e infine destino.

Così, assieme a mio marito a piccoli passi iniziammo a crearci una cerchia di amici che spesso invitavamo per cena, io ovviamente non sapendo cucinare pietanze italiane cucinavo sempre cibo siriano e loro con gran piacere mi riempivano di complimenti dicendomi che era tutto sempre buonissimo. Questi complimenti mi spinsero ad accogliere la proposta, di iniziare un corso di cucina africana, dall’associazione Renken di Torino.

Devo dire che il corso mi è piaciuto così tanto da decidere di farne altri, ne ho frequentato uno generico di piatti italiani, uno specifico di pasticceria italiana, uno da pizzaiola per poi iscrivermi ad un corso molto importante chiamato SAB (somministrazione di alimenti e bevande), un corso professionale per poter iniziare a lavorare nel settore della ristorazione, così, successivamente ho lavorato in un ristorante italiano e ho svolto un tirocinio in uno marocchino.

In seguito, grazie all’Ufficio Stranieri ho conosciuto l’associazione Paìs che mi ha accolta da subito e inserita in uno dei loro progetti, S.T.A.R.C.I., grazie al quale ho avuto l’opportunità di svolgere un tirocinio in una gastronomia. Il progetto S.T.A.R.C.I. prevedeva anche la possibilità di ottenere un contributo a fondo perduto per avviare un’impresa. Mi sono candidata e ho partecipato assieme ad altre nove persone al corso di formazione e di selezione dei progetti. Alla fine del corso ogni partecipante ha presentato il suo progetto e io ho presentato il mio.

Per la prima volta presentavo il mio progetto di ristorazione: CINQUE PETALI.

CINQUE PETALI voleva essere un ristorante di cucina siriana dove lavorare con i miei figli.

Ero contenta, entusiasta e sicura della mia proposta perché ormai avevo capito che era questa la strada che volevo seguire. Questa sarebbe stata la MIA strada.

Il progetto con grande soddisfazione è stato accettato e da qui ho iniziato assieme all’associazione Paìs a seguire il mio nuovo futuro.

Ovviamente avevo bisogno di un locale dove poter aprire il ristorante e l’associazione Paìs si è resa subito disponibile ad aiutarmi nelle ricerche mettendomi in contatto con il Consorzio Opla che stava cercando qualcuno che prendesse in gestione il ristorante di Luoghi Comuni San Salvario, in via San Pio V, 11.

Andai a vedere il locale e questo da subito mi si presentò come accogliente e perfetto per me così, con forte gioia, accolsi la proposta e confermai il locale. Le responsabili del Consorzio Opla hanno creduto nel progetto e hanno cercato in tutti i modi di venirmi incontro con l’affitto e l’allestimento.

Per iniziare, ho potuto contare sul contributo a fondo perduto di dieci mila euro del progetto S.T.A.R.C.I., questi soldi non venivano liquidati all’istante ma venivano rimborsati dopo gli acquisti. Per tale ragione chiesi dei prestiti personali per avere i soldi per poter acquistare ciò che occorreva per il ristorante. La dinamica era questa: acquisto – rimborso – restituzione. Per fortuna sono stati tutti molto disponibili ad aiutarmi e grazie a loro pian piano ho iniziato a comporre il mio obiettivo.

Il 31 marzo 2022 ho aperto il mio ristorante con il nome ERIA – CINQUE PETALI.

Il giorno dell’inaugurazione sia io che la mia famiglia eravamo felici, entusiasti e appagati, vedevamo il nostro sogno prendere forma e assieme ad esso il nostro futuro.

Ma… non è stato tutto facile: il giorno dell’inaugurazione ho ricevuto il rifiuto del prestito che avevo chiesto in banca e questo per me era davvero un problema visto che quei soldi erano importanti per acquistare l’occorrente per completare il locale, ma non mi persi d’animo e ricominciai a cercare possibilità di finanziamento per poter continuare. Tramite l’associazione Paìs ho partecipato ad un progetto della Fondazione Operti che mi ha dato un contributo a fondo perduto di ulteriori cinque mila euro a sostegno del mio progetto e grazie a questi soldi ho potuto comprare il forno e l’abbattitore essenziali per il ristorante. Inoltre, tramite la garanzia del Rotary sono riuscita a ricevere un prestito dalla banca per acquistare ciò che mancava per allestire il locale: mobili, attrezzature per la cucina e per la zona bar. Man mano che ERIA – CINQUE PETALI prendeva vita iniziavo a capire che aveva bisogno di qualcosa che gli desse una propria identità, qualcosa per richiamare la mia terra: la Siria e così dall’apertura a tutt’oggi continuo ad aggiungere piccoli pezzi che la richiamano per far sì che chi viene a trovarci oltre che assaporare la Siria con il cibo, la senta anche un po’ intorno.

Cosa posso dire oggi?

Posso dire che sono una donna felice e soddisfatta perché il ristorante funziona, tiene me e la mia famiglia vicini e siamo contenti di ricevere la nostra clientela e renderla felice con ciò che gli offriamo.

L’Italia è stata la scelta giusta, mi ha regalato tanto ed è diventata il mio posto, le sarò sempre grata.

Quanto alle associazioni, non smetterò mai di ringraziarle perché senza di loro non sarei mai riuscita a far diventare il mio progetto realtà, destino e futuro della mia famiglia.

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